Le società benefit sono società che, in sintonia con i fattori ESG, operano per produrre effetti positivi sul territorio e sulle persone e dimostrano il loro impegno con una relazione di impatto annuale, cui può essere allegata la certificazione per la parità di genere, tra le altre eventuali certificazioni elemento cardine della relazione di impatto e testimonianza dell’impegno dell’azienda sulle questioni di genere in ambito professionale.
La certificazione per la parità di genere può essere acquisita anche dalle aziende che non adottano il modello benefit, a patto di rientrare in alcuni specifici requisiti e con il vantaggio di ottenere incentivi e sgravi fiscali.
Andiamo ad approfondire.
Indice:
Certificazione per la parità di genere: cos’è e quali sono i principali obiettivi
La certificazione per la parità di genere, ovvero la certificazione UNI/PdR 125:2022 “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici KPI”, è un riconoscimento assegnato alle aziende che dimostrano di adottare policy che sostengono la parità di genere nell’ambito della crescita professionale.
Questo sistema di certificazione è disciplinato dalla legge n. 162 del 2021 (legge Gribaudo) e dalla legge n. 234 del 2021 (legge Bilancio 2022), prende il via con la Missione 5 “Inclusione e Coesione”, Componente 1 “Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e si pone come principali obiettivi:
- diminuzione del gender pay gap, ovvero la riduzione del divario retributivo di genere;
- aumento delle opportunità di crescita professionale delle donne;
- tutela della maternità.
UNI/PdR 125, sgravi fiscali e incentivi
Come specificato nell’allegato alla Council Implementing Decision (CID) del 13 luglio 2021, entro il secondo trimestre 2026 almeno 800 imprese (di cui almeno 450 micro, piccole e medie imprese) dovranno ottenere la certificazione della parità di genere e almeno 1000 imprese dovranno ottenere la certificazione della parità di genere attraverso l’assistenza tecnica, motivo per cui sono stati predisposti incentivi all’acquisizione della certificazione.
Tra questi incentivi:
- Voucher di massimo 1.639,34 euro al netto di IVA per i servizi di assistenza tecnica e di accompagnamento alla certificazione della parità di genere (analisi dei processi per individuare i gap esistenti tra lo stato attuale e i requisiti richiesti dalla UNI/PdR 125:2022; personalizzazione di documenti/strumenti del Sistema di Gestione della Parità di Genere messi a disposizione dal Soggetto Attuatore; implementazione del Sistema di gestione per la parità di genere; monitoraggio degli indicatori di performance e definizione degli obiettivi strategici).
- Contributo di massimo 409,84 euro al netto di IVA per i servizi di certificazione della parità di genere (pre-verifica della conformità del Sistema di Gestione adottato dall’impresa alle prescrizioni della prassi della UNI/PdR 125:2022).
Le imprese possono chiedere il contributo per entrambi i servizi o solo per il servizio di certificazione della parità di genere e devono usufruirne entro 6 mesi dalla concessione (+ eventuali 3 mesi aggiuntivi per comprovata necessità e richiesta).
Inoltre, per le aziende che avessero acquisito la certificazione per la parità di genere UNI/PdR 125:2022 entro il 31 dicembre 2023 è previsto uno sgravio dei contributi previdenziali pari all’1% dei contributi dovuti, entro il limite massimo di 50.000 euro annui (domanda da presentarsi entro il 30 aprile 2024).
Certificazione parità di genere: requisiti per ottenerla
Per ottenere la certificazione per la parità di genere è necessario che un’azienda misuri il proprio grado di inclusività e rispetto del pari genere in relazione a 6 aree specifiche:
- Cultura e strategia (cui corrispondono 7 KPI e un peso pari al 15%): misura la coerenza della vision aziendale, le finalità e i valori che caratterizzano l’ambiente di lavoro in relazione ai principi e agli obiettivi di inclusione, parità di genere e attenzione alla gender diversity.
- Governance (cui corrispondono 5 KPI e un peso pari al 15%): misura il grado di maturità del modello di governance dell’organizzazione in relazione alla presenza del genere di minoranza negli organi di indirizzo e controllo dell’organizzazione e nella capacità di attuare processi volti a identificare e porre rimedio a qualsiasi evento di non inclusione.
- Processi HR (cui corrispondono 6 KPI e un peso pari al 10%): riguarda il ciclo di vita di una risorsa nell’organizzazione e quanto i processi siano fondati sui principi di inclusione e rispetto della diversità.
- Opportunità neutrali di crescita in azienda per genere e inclusione delle donne in azienda (cui corrispondono 7 KPI e un peso pari al 20%): misura il grado di maturità dell’azienda in relazione all’accesso neutrale dei generi ai percorsi di carriera, crescita interna e accelerazione.
- Equità remunerativa per genere (cui corrispondono 3 KPI e un peso pari al 20%): serve a determinare il grado di maturità delle organizzazioni in relazione al differenziale retributivo e ai compensi non monetari.
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (cui corrispondono 5 KPI e un peso pari al 20%): misura il grado di maturità delle organizzazioni in relazione alla presenza di politiche a supporto della genitorialità e alle procedure adottate per facilitare la presenza sul posto di lavoro di donne con figli e figlie in età prescolare.
Il set di KPI da misurare e monitorare per ottenere la certificazione per la parità di genere dipende dalle dimensioni dell’impresa (Micro, Piccola, Media, Grande) e deve restituire un punteggio finale minimo complessivo del 60%.
Inoltre, le organizzazioni che volessero accedere agli incentivi per l’acquisizione dalla UNI/PdR 125:2022 è necessario che rispettino i seguenti requisiti:
- siano Micro, Piccole o Medie imprese;
- abbiano nell’organico almeno un dipendente;
- abbiano sede legale e operativa in Italia;
- siano regolarmente costituite, iscritte nel Registro delle Imprese e attive;
- siano nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essendo sottoposte a procedura concorsuale, di liquidazione coatta o volontaria, di amministrazione controllata, di concordato preventivo (ad eccezione del concordato preventivo con continuità aziendale) o in qualsiasi altra situazione equivalente;
- non abbiano nei propri confronti cause di divieto, decadenza o sospensione di cui all’art. 67 della vigente normativa antimafia;
- siano in regola con l’assolvimento degli obblighi contributivi attestati dal DURC;
- non abbiano procedimenti amministrativi in corso connessi ad atti di revoca per indebita percezione di risorse pubbliche;
- siano in regola con l’adempimento previsto dall’art. 46 del d. Lgs. 11 aprile 2006, n. 198 e s.m.i. “Rapporto periodico sulla situazione del personale maschile e femminile” (riguarda solo le imprese con più di 50 dipendenti);
- siano in regola con le assunzioni previste dalla Legge 12 marzo 1999, n. 68 recante “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”;
- svolgano la propria attività nel rispetto del principio di “non arrecare un danno significativo”, in coerenza con il dispositivo per la ripresa e resilienza;
- abbiano concluso positivamente il pre-screening attraverso l’apposito test gestito dal Soggetto Attuatore e pubblicato sul sito Unioncamere.
La certificazioneha validità 3 anni e solo la prima acquisizione è soggetta all’accesso agli incentivi, per cui bisogna presentare istanza sul sito restart.infocamere.it entro le ore 16.00 del 28 marzo 2024.
Vantaggi di avere la certificazione per la parità di genere
Sgravi fiscali, premialità per la valutazione di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti, riduzione del 30% della garanzia fideiussoria per la partecipazione a gare pubbliche e acquisizione di un miglior posizionamento in graduatoria nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture sono già importanti vantaggi di avere la certificazione per la parità di genere UNI/PdR 125:2022, cui possiamo ancora aggiungere:
- migliore attrattività e fidelizzazione dei talenti grazie a un clima aziendale favorevole e a una politica di crescita fondata sulla meritocrazia;
- aumento della brand reputation: la certificazione per la parità di genere dimostra un impegno concreto da parte dell’azienda a ridurre il gender pay gap;
- riduzione del rischio di contenziosi dovuti all’insoddisfazione del personale dipendente;
- maggiore aderenza alle normative in materia di parità di genere.
La certificazione per la parità di genere è obbligatoria?
Al momento, nessun obbligo previsto: la certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere è facoltativa e avviene su richiesta dell’impresa.
Chi fa la certificazione di parità di genere?
La certificazione per la parità di genere si ottiene presentando richiesta agli Organismi di certificazione (OdC) accreditati Accredia che operano in coerenza con le direttive UNI/PdR 125:2022.
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